![]() La sindrome da iperIgD/febbre periodica, nota anche come “da deficienza di mevalonato kinasi” (OMIM 260920), identificata nel 1984 e trasmessa come carattere autosomico recessivo, è causata da mutazioni nel gene MVK che codifica per l’enzima perossisomiale mevalonato kinasi, coinvolto nella sintesi del colesterolo e degli isoprenoidi. Tale enzima non risulta però direttamente coinvolto nella patogenesi della malattia, ancora enigmatica, pur risultando critica la diminuzione dei prodotti a valle della via metabolica dell’acido mevalonico. Questa sindrome si manifesta già nel primo anno di vita ed è particolarmente diffusa nell’Europa Occidentale, prevalentemente nei Paesi Bassi, ove è stata calcolata una frequenza degli eterozigoti di 1:65, ma anche in Francia e in Italia. Per la sua grande frequenza in Olanda la malattia è anche definita “febbre periodica di tipo olandese”. Non è noto il meccanismo biochimico che determina la febbre ed il suo periodismo ogni 3-8 settimane: gli episodi febbrili tipici si manifestano improvvisamente e possono essere scatenati da infezioni, vaccinazioni o stress emotivi, anche se spesso non riesce a individuarsi un evento precipitante. La febbre è preceduta da brividi e può durare sino a 6 giorni; l’associazione con una vistosa sintomatologia gastroenterica (dolori addominali, diarrea e vomito) è molto spiccata; molto frequente durante l’attacco febbrile è il riscontro di adenopatie laterocervicali, cefalea, artromialgie, aftosi orale e eruzione cutanea di tipo maculare. Nella maggioranza dei casi il corteo clinico tende ad attenuarsi con l’avanzare dell’età. E’ tipica di questa condizione, ma non patognomonica, l’elevazione delle IgD seriche (> 100 UI/ml) che si associa nell’85% dei casi a un incremento delle IgA. L’aumento delle IgD si osserva costantemente, vale a dire indipendentemente dalle fasi acute o intercritiche della malattia. Invece solo durante gli attacchi febbrili si può riscontrare una escrezione urinaria aumentata di acido mevalonico. Recentemente è stato descritto il rischio di insorgenza di amiloidosi renale in pazienti affetti da sindrome da iper-IgD/febbre periodica, anche se tale rischio è notevolmente più basso rispetto a altre sindromi autoinfiammatorie. Esistono varie descrizioni relative al trattamento di questa condizione con antinfiammatori non steroidei, cortiosteroidi, etanercept e anakinra (alla dose di 1 mg/kg/die in somministrazione singola giornaliera per via sottocutanea). Simon et al. hanno riportato il trattamento della malattia con simvastatina (80 mg/die) secondo l’ipotesi che l’inibizione dell’enzima idrossimetilglutaril-coenzima A reduttasi possa prevenire il rilascio di citochine che si verifica negli attacchi febbrili. Sono allo studio alcuni inibitori della sintesi di squalene, isoprenoide intermedio situato a valle nella via metabolica dell’acido mevalonico, per un più efficace controllo dei segni e dei sintomi della malattia.
Bibliografia van der Meer JW, Vossen JM, Radl J, van Nieuwkoop JA, Meyer CJ, Lobatto S, van Furth R: Hyperimmunoglobulinaemia D and periodic fever: a new syndrome. Lancet 1984; 1(8386): 1087-90. Dr. Donato Rigante |
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